Fu la passione per il mare e per la vela che spinse il futuro Committente e Armatore nel 1967 a decidere di “farsi” una barca a vela esattamente come la voleva lui.
Imprenditore milanese ma con sangue veneto , decise che voleva una vera barca a vela e contattò quello che già all’epoca era considerato il Maestro designer di barche a vela in legno, il triestino Carlo Sciarrelli.
Al primo incontro già scattò la scintilla, in tutti i sensi!, entrambi sapevano benissimo quello che volevano, entrambi con un carattere deciso ed entrambi con le proprie idee. Iniziò quindi una lunga e interessante relazione fatta di idee nuove che si accavallavano ad esperienze datate… nacque subito, velocemente come le idee geniali, il Disegno N. 71 , era la fine del 1967… uno sloop di 15 metri con lo scafo in legno con fasciame incrociato, (per una famiglia di 4 persone più marinaio) veloce come il vento ma robusta, capace di reggere qualsiasi burrasca ma anche di farsi ammirare con le sue linee sinuose, come una bella donna, così amava definirla l’Armatore. In coperta poco o nulla, ponte flushdeck, con la tuga che finisce a zero, concetti ripresi oggi dalle barche moderne e più prestigiose!
Gli spazi interni incredibili, la disposizione dei pesi moderna, l’altezza interna calpestabile più di 2 mt, la larghezza massima 4,20 mt. Inusuale per quel periodo.
Cucina a prua, lontana per non sentire gli odori del cibo in quadrato, avveniristico! In realtà non fu tutto rose e fiori, il Progetto fu rivisto mille volte, il figlio dell’Armatore , che all’epoca era ancora un bambino, ricorda di innumerevoli viaggi tra Milano e Trieste, destinazione lo studio di Sciarrelli, per discutere e ridiscutere ancora su come doveva essere il disegno finale…passò qualche anno poi iniziarono finalmente i lavori presso il Cantiere del Cavallino sotto la maestria di Piero Crosato, un vero Maestro d’ascia. Anche qui non mancarono mille problemi…quello che doveva essere il progetto di “farsi la barca” era diventato un grosso impegno, un vero lavoro.
Fu solo nel 1977 il varo, presso la Marina del Cavallino, un evento per quel periodo. La barca pescava 2.20 mt. un incubo l’uscita in mare attraverso il canale di Jesolo, tra alte maree e bassi fondali, ma alla fine aveva vinto l’ Armatore, aveva costruito la barca che voleva lui disegnata dal grande Maestro, Carlo Sciarrelli.




E il nome? Il nome per una barca è una cosa importantissima, quasi un rito sacro, rimane per sempre (ahhh la superstizione!), deve assecondare tutti in famiglia, di solito le mogli o i figli…. È una decisione solenne!
Racconta sempre il figlio:
"Era una Domenica mattina, quelle che non esistono più, quelle dove io e mia sorella, bambini ci svegliavamo con il profumo del ragù che veniva dalla cucina, quelle dove appena svegli ci tuffavamo nel lettone di mamma e papà per giocare ancora un po' prima di prepararci.
Quella mattina papà era più serio del solito, ci disse di andare sul lettone, volle anche la mamma.
Oggi dobbiamo dare il nome alla barca!
Disse serio e pensieroso… tanta roba risponderemmo oggi!
E via che partì una sfilza di nomi ma nessuno di questi però accese i nostri occhi.
In quel periodo in televisione andavano in onda telefilm per la famiglia con innumerevoli animali protagonisti: Furia, Lassie, Rin Tin Tin, Zanna bianca, Cita di Tarzan, Elsa etc.
Io seguivo un telefilm che aveva come protagonista una tigre, il nome era YARA… e perché no? Lo proposi e fu approvato all’unanimità!
Perfetto il difficile era stato fatto."
YARA cominciò a navigare in alto Adriatico, poi l’anno successivo partì per la Grecia e infine per la Turchia, e li rimase. L’ Armatore e la famiglia girarono in lungo e in largo il mar Egeo e le coste della Turchia, ogni volta che YARA entrava in porto o gettava l’ancora in una baia diventava la protagonista, velisti di ogni genere rimanevano incantati dalle sue linee, dal suo scivolare nell’acqua quasi come se non incontrasse resistenza, ed era evidente il segno di Sciarrelli.
La riconoscevano subito…. Poppa a cuoricino!
Rimase in Turchia fino al 2006, quando fece ritorno in Italia, destinazione Monfalcone per effettuare i lavori di restauro necessari che incominciarono presso il Cantiere Alto Adriatico.
Successivamente, per motivi di salute dell’Armatore, i lavori si interruppero e YARA rimase a terra coperta e protetta fino al 2021 quando i figli, appassionati di vela come il padre, decisero di intraprendere tutti gli innumerevoli lavori di restauro necessari per far tornare YARA ancora più bella di prima.
Finalmente il 16 Settembre 2022 il “secondo “ varo , dopo 45 anni di vita di cui gli ultimi 16 anni passati a “terra”, YARA torna in acqua più bella che mai, torna a far girare la testa ai velisti in banchina, torna a stupire per quanto è moderna e contemporanea sebbene disegnata e concepita nel 1967.
Il figlio confessa: “mi sarebbe piaciuto vedere oggi al secondo varo di YARA mio padre e Sciarrelli insieme a commentare il loro lavoro entrambi fieri e consapevoli che il Disegno 71 del 1967 era perfetto, e che sarebbe stato ripreso e riproposto da Sciarrelli anche negli anni 90”.
In realtà YARA è stata una barca avveniristica per il periodo in cui è nata, concepita da un Maestro del designer nautico e da una mente illuminata dalla passione per il mare e per la vela. YARA è tornata a splendere bella più che mai, pronta a navigare e a farsi ammirare con le sue linee sinuose come quelle di una bella donna, ed è in attesa di un nuovo Armatore appassionato e consapevole.

